La mente umana, grazie a dei meccanismi presenti sin dalla nascita, organizza le sensazioni fornite dai sensi in modo da percepire la realtà nella sua globalità. Ciò regola il rapporto figura-sfondo.
Tale pensiero fu oggetto di studio presso la scuola psicologica della Gestalt, chiamata anche Psicologia della forma, nata in Germania all’inizio del Novecento ad opera di Wertheimer, Koffka e Köhler.
La scuola della Gestalt elaborò una teoria secondo cui la nostra mente è capace di selezionare e raggruppare le parti di un tutto e riordinarle in modo da distinguerle dal resto. La percezione del mondo esterno avviene attraverso le relazioni che intercorrono tra gli elementi e non come semplice sequenza degli elementi. Ad esempio noi siamo in grado di riconoscere un volto dalla sua figura anche se cambiano le espressioni, il trucco o la pettinatura.
Nella percezione è di fondamentale importanza il rapporto di figura–sfondo. Nel vedere un’immagine o un’opera d’arte consideriamo la figura l’immagine più importante, quella che ha attirato la nostra attenzione; lo sfondo invece ci appare più lontano e indefinito quindi assume un ruolo secondario.
La Gestalt non riguarda solo la percezione visiva ma anche quella uditiva. Quando ascoltiamo la musica, riusciamo a riconoscere e distinguere le melodie anche se queste vengono trasportate in altre tonalità poichè percepiamo i rapporti tra le note e non le singole note. Il rapporto di figura-sfondo nella pittura è dato dall’illusione prospettica; nella musica dal legame melodia-armonia.
Il compositore e scrittore Raymond Murray Schafer afferma che le relazioni tra figura e sfondo andrebbero considerate in questo modo:
“la figura corrisponde al segnale, o all’impronta sonora; lo sfondo ai suoni dell’ambiente che lo/la circondano. Il luogo in cui questi suoni si manifestano è il paesaggio sonoro.”
- passivo = il silenzio rispetto all’evento sonoro;
- attivo = l’interazione tra diversi elementi sonori complementari.
Gli eventi sonori vengono classificati e divisi nelle due categorie universali percettive: analogie e differenze
Da queste nascono 5 rapporti di sovrapposizione del suono, fondamentali per stabilire il legame di figura-sfondo:
- rapporto di dipendenza – elementi sonori analoghi per cui il cervello non riesce a distinguere bene le diverse voci; è quello che accade con lo stile accordale. Un esempio è il Santo, “Heilig, Heilig, Heilig” da Deutsche Messe di Franz Schubert.
- rapporto di indipendenza – elementi sonori differenti in cui il cervello distingue le diverse voci; ne è da esempio lo stile contrappuntistico. Eccovi la Cantata Christ lag in todesbanden di J. S. Bach.
- rapporto di richiamo – elementi sonori analoghi ma disposti in diverse posizioni temporali. Il cervello percepisce le voci analoghe e le assembla; in musica si definisce stile imitativo. Un esempio in musica lo fornisce Symphony of Psalms (La sinfonia dei salmi) di Igor Stravinsky.
- rapporto di alternanza – elementi sonori differenti che si alternano. In musica tale rapporto è definito dallo stile del contrappunto lineare. I salmi della musica gregoriana ne sono un esempio. Eccovi il terzo movimento, Siciliana, dalla Sonata n. 1 in sol minore per violino di J. S. Bach.
- rapporto di complementarità – gli elementi sonori si completano nelle diverse disposizioni temporali; ciò avviene quando l’armonia dell’accompagnamento rende espressiva una semplice melodia. Un esempio è dato dal famoso Preludio op.28 n. 4 di Chopin in cui la linea melodica fissa viene arricchita dal tappeto armonico della mano sinistra.
I rapporti di sovrapposizione sonora aiutano a stabilire la relazione figura-sfondo in ogni composizione; questo processo permette un’analisi delle diverse forme musicali sul piano percettivo.
M° Eliana Mattia