L’intermezzo de “La Cavalleria rusticana”

Intermezzo Cavalleria rusticana. MusikElios“Hanno ammazzato cumpari Turiddu!”

La Cavalleria rusticana è un dramma lirico in un atto basato sulla novella omonima dello scrittore catanese Giovanni Verga; composta da Pietro Mascagni, fu presentata per la prima volta a Roma il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi. Le scene si svolgono in un piccolo paese siciliano, Vizzini, con protagonisti Turiddu (Salvatore), Santuzza (diminutivo siciliano del nome Santa), Lola, Lucia ed Alfio. La trama è una drammatica storia d’amore che si conclude con l’uccisione di Turiddu.

Il compositore toscano apprezzò la novella di Verga e affidò la stesura del libretto a Giovanni Targioni Tozzetti, poeta della Scapigliatura (movimento artistico e letterario del secondo Ottocento), a cui si affiancò Guido Menasci, futuro critico letterario.

 

“L’elaborazione musicale dell’atto unico si rivelò fulminea, senza ripensamenti, all’insegna di un’identificazione musica-testo, musica-realtà rappresentata, che vede Mascagni impegnato a illustrare gli sfoghi passionali e lirici con melodie a piena voce nel registro acuto; oppure gli alterchi, i rimbrotti e le confessioni con uno stile recitato rotto, scarnito. In tutti i casi, con un’estrema chiarezza della parola; tutto ciò conducendo naturalmente a una grande ricchezza di situazioni musicali: la forma chiusa, a imitazione del canto popolare strofico; lo sfogo lirico ad arco melodico tesissimo; il trapassare continuo dal parlato alla melodia; preludio sinfonico con melodia ‘tematica’ che ritorna riconoscibilissima in vari punti del dramma; intermezzo orchestrale a melodia spiegata; baldanza ritmica in orchestra e nei cori nelle scene di festa paesana; un certo far di banda al culmine del dramma; scene ‘di genere’ di vera volgarità stradaiola; momenti di partecipazione orchestrale alla vicenda.”

Guido Salvetti in “Novecento I”, Storia della Musica a cura della Società Italiana di Musicologia.

L’Intermezzo sinfonico della Cavalleria rusticana è il momento lirico dell’opera; una dolce melodia dalla grande potenza evocativa. 

Una prima sezione descrive il paesaggio siciliano; il quartetto d’archi con l’oboe ne sono i protagonisti. Le strofe introduttive sono in uno stile quasi religioso, un richiamo forse alla mattina di Pasqua, giorno in cui si svolge la vicenda. Nella seconda parte gli archi eseguono una melodia cantabile all’unisono, accompagnati dall’organo e dall’arpa.

“Questa celebre composizione è quasi completamente basata su un gioco di archi; la possiamo considerare come una specie di preghiera di vaste dimensioni, con l’arpa che accompagna gli stessi archi quasi a confermare il carattere celestiale, senza dimenticare l’organo interno che impreziosisce il tutto. Siamo dunque di fronte a una condensazione drammatica, di espansione lirica, ma soprattutto di grande emozione. È praticamente inevitabile trattenere le lacrime.”

Eccovi la magistrale direzione del M° Georges Prêtre (scomparso nel gennaio di quest’anno) con l’Orchestra nazionale di Francia.

Tra le arie che compongono l’Opera, la più famosa è di certo quella introduttiva cantata da Turiddu, O Lola ch’ai di latti la cammisa poichè è una delle arie del repertorio lirico italiano cantata in lingua dialettale.

O Lola ch’ai di latti la cammisa  

                             Si bianca e russa comu la cirasa,                             

                                Quannu t’affacci fai la vucca a risu,                               

Biato cui ti dà lu primmu vasu!

Ntra la porta tua lu sangu è sparsu,

E nun me mporta si ce muoru accisu.

E s’iddu muoru e vaju mparadisu

Si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu.

(O Lola che hai di latte la camicia, così bianca e rossa come una ciliegia, quando t’affacci e atteggi la bocca al riso, beato chi ti dà il primo bacio! Dietro la tua soglia è sparso il sangue, ma non me ne importa se muoio ucciso… E se muoio e vado in paradiso, se non ci trovo te neanche ci entro.)

L’intermezzo è una breve composizione appartenente al melodramma del XIX – XX secolo; posta all’interno di due atti, veniva eseguita a sipario chiuso e aveva quasi sempre una funzione descrittiva.

L’intermezzo della Cavalleria rusticana è stato apprezzato anche nel mondo del cinema; la musica di Mascagni fa da sfondo nel finale del film Il padrino – parte III e nei titoli introduttivi del film di Martin Scorsese Toro scatenato. Questi esempi hanno contribuito a far conoscere le vicende di Turiddu e Santuzza all’estero.

M° Eliana Mattia

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