John Cage e il “brano silenzioso”: 4’33”. Guida all’ascolto con il M° Eliana Mattia

John Cage. MusikElios. “Tutto ciò che facciamo è musica.”

John Cage fu una delle figure musicali più innovative del Novecento; le sue opere segnarono un passo decisivo nell’evoluzione della musica contemporanea. Il compositore americano (1912-1992), allievo di Schönberg, fu attratto negli anni dall’idea di una musica che racchiudesse note, rumori e silenzio. A Seattle scoprì e sperimentò il pianoforte preparato: chiodi, viti e cartoni venivano inseriti tra le corde del pianoforte producendo nuove e interessanti timbriche.
L’organizzazione di suoni in musica era stata fino a quel momento collante tra la tonalità, l’atonalità e la serialità. Con John Cage si aprì una nuova visione musicale: i princìpi fondamentali non erano più i rapporti tra i suoni ma i suoni in sè; l’essenza dei suoni, dei rumori e del silenzio costituiva la musica.

Nel 1952 compose l’opera 4′ 33” in tre movimenti “per qualunque strumento musicale o ensemble”.

Il primo movimento è di 30 secondi, il secondo di 2 minuti e 23 secondi, il terzo di 1 minuto e 40 secondi; il risultato di 4 minuti e 33 secondi di silenzio dà il titolo all’opera. La sospensione del suono è a favore di una produzione di suoni involontari; il respiro di uno spettatore o un rumore in sala divengono il nuovo materiale sonoro.

“…il silenzio diventa qualcosa d’altro… niente affatto silenzio, ma suoni, suoni ambientali. La natura di questi silenzi è imprevedibile e mutevole… Vi sono, e lo si può dimostrare, suoni destinati a essere uditi, e per sempre, finché ci saranno orecchie per udire. Quando queste orecchie sono in rapporto con una mente che non ha nulla da fare, tale mente è libera di entrare nell’atto di ascoltare, udendo ogni suono così com’è, non come un fenomeno che più o meno si avvicina a un preconcetto.”

Il brano, di cui furono realizzate tre versioni, fu presentato per la prima volta il 29 agosto 1952 a Woodstock, New York. La partitura originale andò perduta così fu ricostruita più volte. Lo spartito non presenta chiavi o indicazioni di tempo ma semplicemente la scritta tacet. 4'33''

4’33”, definita da lui stesso come la sua opera più importante, nacque dall’esempio dell’amico pittore Robert Rauschenberg con i suoi white paintings. rauschenberg_white-painting“Credo che le arti visive contemporanee ci forniscano numerosi esempi di situazioni che raggiungono una straordinaria semplicità. Penso, ad esempio, ai ‘white paintings’ di Robert Rauschenberg che sono assolutamente privi di immagini. […] Non appena li vidi mi dissi: Sì, devo farlo, altrimenti rimango indietro, altrimenti la musica rimarrà indietro”.

La durata del brano, 273 secondi in totale, è forse un riferimento allo zero assoluto posizionato a -273.15 °C, temperatura irraggiungibile, come il silenzio assoluto.

Il musicista Mario Brunello nel suo libro “Silenzio” sostiene:

da una composizione musicale quale 4’33’’ e dalla sua esecuzione ci si aspetta una rappresentazione sonora di un pensiero e di una forma. Ci si trova invece davanti a un’azione che non si compie attraverso i consueti canoni, ma che sospende un significato conosciuto, quello sonoro, per rivelare un silenzio sconosciuto. Un’assenza di suono-rumore quasi totale, che dapprima lascia spazio a uno smarrimento comune, a un silenzio immobile, per poi stemperarsi e lasciare che le reazioni più disperate prendano coraggio. Uno spazio in cui il silenzio, ovvero l’accettazione dei suoni esistenti, diventa musica e a cui solo l’orologio e il tempo prescritto dal compositore mettono fine”.

Grazie agli esperimenti fatti all’interno di una camera anecoica, una speciale stanza priva di risonanze, Cage elaborò la teoria della non esistenza del silenzio:

“Dopo essere andato a Boston mi recai in una camera anecoica dell’università di Harvard. Tutti quelli che mi conoscono sanno questa storia. La ripeto continuamente. Comunque, in quella stanza silenziosa udii due suoni, uno alto e uno basso. Così domandai al tecnico di servizio perché, se la stanza era tanto a prova di suono, avevo udito due suoni. ‘Me li descriva’, disse. Io lo feci. Egli rispose: ‘Il suono alto era il suo sistema nervoso in funzione, quello basso il suo sangue in circolazione’. Dunque, non esiste una cosa chiamata silenzio. Accade sempre qualcosa che produce suono”.

Il concetto di silenzio fu talmente importante per il compositore che, nel 1992, due mesi prima di morire, dichiarò in un’intervista:

“Nel silenzio sento tutti i rumori che ci sono. Li ascolto con molta cura. In generale mi piace ascoltare, mi piace così tanto che non smetto mai… penso che chiunque apprezzi il suono ami il silenzio… che è pieno di suoni.”

Con John Cage il compositore diventa un artista del suono; non organizza nè domina la natura secondo leggi prestabilite, semplicemente l’ascolta e ne da voce.

E adesso eccovi due versioni, una pianistica e l’altra orchestrale, del brano 4’33”.

Buon ascolto e al prossimo articolo! 🙂

M° Eliana Mattia

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2 commenti su “John Cage e il “brano silenzioso”: 4’33”. Guida all’ascolto con il M° Eliana Mattia

    • musikelios il said:

      Sì… è difficile perchè il nostro orecchio non è abituato ad ascoltare l’ambiente che ci circonda se non attraverso dei suoni… dovremmo educarlo all’ascolto del silenzio per trovare anche in esso la musica . 🙂

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