VIAGGIO NELLA PROPEDEUTICA MUSICALE: l’importanza dell’educazione musicale per i bambini

Musikelios - I Bambini e la musica. Eliana Mattia
“La musica per bambini nasce lavorando con i bambini e lo Schulwerk vuole essere stimolo per un proseguimento creativo autonomo; infatti esso non è definitivo, ma in continua evoluzione.” Carl Orff
  I bambini sono circondati sin dalla nascita dalla musica.

Il primo dei cinque sensi ad entrare in gioco nel processo di sviluppo embrionale è l’udito. Già al quinto mese di gravidanza il feto è in grado di stabilire dei rapporti col mondo esterno attraverso l’udito; sente nel grembo i suoni (i movimenti della digestione, il battito cardiaco e la respirazione della madre). In particolare la voce della mamma sarà in grado di riconoscerla subito dopo la nascita. La musica pertanto è insita nel bambino ancor prima di studiarla e ne accresce la sensibilità, l’orecchio e la musicalità.

La voce è lo strumento musicale del bambino.

Al terzo mese dalla nascita si avranno le prime lallazioni, (ripetizioni di vocali e consonanti es. la – la- la), che favoriscono l’acquisizione del linguaggio. Intorno al sesto mese le lallazioni saranno di tipo musicale come risposta all’ascolto musicale.

Nei primi anni del ‘900 gli studi sull’educazione musicale portarono a nuove metodologie didattiche in cui il fare musica concretamente precedeva lo studio nozionistico. Tra i musicisti e pedagogisti di quel tempo si ricordano Dalcroze, Kodály, Orff e Gordon.

Il pedagogo svizzero Émile Jaques Dalcroze elaborò un metodo di educazione musicale basato sull’analisi degli elementi musicali attraverso il movimento. In tal modo amalgamava le tre discipline della musica, della danza e dell’educazione fisica. I movimenti del corpo, la ritmica, la memoria e la concentrazione dovevano lavorare in modo armonioso tra loro.

“L’elemento fondamentale, maggiormente legato alla vita e all’arte del suono è il ritmo! Il ritmo dipende esclusivamente dal movimento e trova l’esempio perfetto nel nostro sistema muscolare.”

Il lavoro consisteva nel sviluppare:

  • la ritmica come risposta del corpo alla musica;
  • il solfeggio per educare l’orecchio e la voce;
  • l’improvvisazione per liberare la creatività nei bambini.

 “A Parigi tre anni fa presi parte ad una conferenza internazionale sull’educazione musicale. Mi fu chiesto a quale età pensassi che si debba iniziare l’educazione musicale di un bambino, ed io risposi: nove mesi prima della nascita. Dapprima gli altri partecipanti pensarono che volessi scherzare, ma non passò molto prima che comprendessero il mio pensiero, e lo accettarono…” (Discorso pronunciato nel giorno del fanciullo, 1951)

L’educazione musicale di Zoltán Kodály, educatore ungherese, si basò invece sulla musica pentafonica (cinque suoni) e l’esercizio del do mobile all’interno dei canti popolari; si sviluppò attraverso il canto corale escludendo qualsiasi strumento.

Le scale pentatoniche, cioè prive di semitoni (per esempio do, re, mi, sol, la), sono molto indicate nelle fasi iniziali dell’educazione musicale, perché permettono un’intonazione più facile e un allenamento all’orecchio più semplice.

Le prime esperienze sonore del bambino infatti sono le ninne-nanne e le filastrocche su scale pentatoniche. È la voce lo strumento più naturale ed accessibile a tutti che permette di vivere in modo creativo l’esperienza musicale e di sviluppare l’orecchio.

Il compositore tedesco Carl Orff prese dalle idee di Dalcroze ma ne ampliò i concetti considerando la ritmica nella sua totalità. La musica a misura di bambini era la musica elementare: comprensibile a tutti. La sua metodologia era di tipo pratico; il fare musica improvvisando precedeva qualunque teoria o esercizi mirati ad avere risultati. Le sue idee vennero raccolte nell’opera didattica Das Schulwerk, una linea pedagogica che lasciava ampio spazio alla creatività personale. Orff inventò anche uno strumentario didattico costituito da strumenti a percussione con cui i bambini potevano esprimersi ed entrare in contatto con la musica. (Conosceremo lo strumentario Orff nel prossimo articolo)

Edwin E. Gordon, ricercatore e docente universitario americano, è noto per gli studi sull’educazione musicale che hanno portato alla nascita della Music Learning Theory, la teoria dell’apprendimento musicale, basata sull’audiation. L’audiation è il pensiero musicale pensato prima della musica stessa:

“L’audiation sta alla musica come il pensiero sta alla parola. Ciò accade quando noi assimiliamo e comprendiamo nella nostra mente la musica che abbiamo ascoltato.”

Il suono di per sé non è musica. Il suono diventa musica attraverso il processo di audiation, quando la mente traduce i suoni e gli da significato. Il protagonista di questo processo è il corpo. L’ascolto e il movimento sono fondamentali per il percorso di conoscenza della musica. E il bambino apprende la musica autonomamente così come impara a parlare o a camminare; acquisisce queste competenze da un adulto che non è un insegnante ma un mezzo di trasmissione del movimento e della parola.

Il fare esperienza musicale si traduce dunque in uno strumento fondamentale per la formazione e la crescita globale nei bambini. Attraverso la danza, il gesto, l’ascolto e l’esplorazione del mondo che li circonda i bambini fanno musica, la vivono concretamente e sviluppano la loro identità.

M° Eliana Mattia

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2 commenti su “VIAGGIO NELLA PROPEDEUTICA MUSICALE: l’importanza dell’educazione musicale per i bambini

    • musikelios il said:

      Ti ringrazio per i complimenti! Se vuoi, puoi continuare a seguirmi iscrivendoti alla mia newsletter. E viva la Musica!

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