Le forme musicali: alla scoperta del Canone

Il Canone. MusikEliosIl Canone è una composizione in cui ad una melodia si sovrappongono una o più imitazioni da parte di altre voci; l’esposizione del tema passa da una voce all’altra creando una scrittura di tipo contrappuntistica. Con il termine canone si intende anche qualunque sezione all’interno di un brano, vocale o strumentale, che segue le suddette regole.

L’idea melodica di base è chiamata antecedente o dux; la voce che imita si definisce conseguente o comes.

A seconda degli aspetti presi in esame, un canone può essere classificato:

  • per numero di voci: a due voci, a tre o più voci;
  • per intervallo: la voce imitativa si trova ad un intervallo ben preciso rispetto alla voce antecedente. Nel caso in cui si trattasse dello stesso intervallo ma di tonalità differente (maggiore o minore) il canone sarà di tipo diatonico;
  • inverso: le voci conseguenti procedono per moto contrario rispetto alla voce antecedente. Ad esempio, se quest’ultima sale di un intervallo di terza, la voce conseguente scenderà di un intervallo di terza. Una variante del canone inverso è il canone a specchio in cui gli intervalli vengono rispettati in modo rigido senza valutare le esigenze armoniche;
  • retrogrado o cancrizzante: la voce conseguente inizia dall’ultima nota dell’antecedente e prosegue all’indietro, terminando con la nota iniziale della melodia di base. Il termine deriva dal latino cancer, gambero, proprio perchè quest’ultimo sembra procedere al contrario;
  • mensurale o proporzionale: la voce conseguente imita l’antecedente in maniera ritmicamente proporzionale. Ad esempio, può raddoppiare o dimezzare i valori ritmici a seconda che si tratti di un canone per aumentazione o diminuzione;
  • perpetuo o infinito: quando ogni voce del canone arriva al termine e può ricominciare dall’inizio in un moto perpetuo. Un esempio di canone perpetuo è dato dal celebre canto Fra’ Martino.

Tale forma musicale ebbe origine in Italia e in Francia. Il nome canone deriva dal greco kanon, termine utilizzato per indicare una regola.

Tra il XIV e il XVI secolo, il canone era l’indicazione che, esposta all’inizio del brano, permetteva la costruzione delle diverse voci sulla melodia di base.

A partire dal 1400 infatti la scuola franco-fiamminga utilizzò procedimenti canonici sia nella musica sacra che in quella profana, realizzando canoni doppi in cui due voci distinte producevano rispettivamente canoni indipendenti. I compositori del tempo si servivano spesso dei canoni enigmatici: manoscritti indicanti solo la melodia con un indovinello che, risolto, rivelava il modo di esecuzione delle altre voci.

Questi artifici furono i primi esempi di musica strumentale contrappuntistica e segnarono il passaggio dal Medioevo al Rinascimento.

Il compositore del ‘700 Giovanni Battista Martini stilò una lista di canoni enigmatici nella sua opera “L’esemplare ossia saggio fondamentale pratico di contrappunto“. La celebre frase latina

De minimis non curat praetor

(Il pretore non si occupa delle cose di poco conto)

indicava che non si dovevano cantare nè le minime nè le semiminime della voce conseguente.

J. S. Bach riprese i canoni del periodo fiammingo con delle tecniche legate ad un concetto logico matematico della musica. Le sue composizioni “Le variazioni Goldberg” e i Canoni ne sono da esempio.

il Canone. Musikelios

All’epoca barocca appartiene anche il Canone in Re Maggiore per tre violini e basso continuo di Pachelbel.

M° Eliana Mattia

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